La bicicletta è il perfetto traduttore per accordare l'energia metabolica dell'uomo all'impedenza della locomozione. Munito di questo strumento, l'uomo supera in efficienza non solo qualunque macchina, ma anche tutti gli altri animali (Ivan Ilich).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

08/05/2016

8 maggio 2016 LA FIABA DELLA BICICLETTA AD ALESSANDRIA

Nell’ambito degli eventi di “Alessandria città delle biciclette”, per contribuire a rilanciare la cultura della bicicletta e a radicare l’uso delle due ruote nella vita quotidiana, si è svolta la tradizionale pedalata “Bimbimbici & Bicincittà insieme” organizzata da UISP e FIAB col Comune di Alessandria.

Più di quattrocento persone hanno pedalato scortati dalla Croce Rossa e dai titolari del negozio “La Bici” pronti ad intervenire per le emergenze.

Tra le nove e trenta e mezzogiorno hanno percorso un facile itinerario urbano di dodici chilometri che ha inteso ritrovare alcuni dei luoghi che hanno fatto la storia della bicicletta, non solo sui pedali ma anche con la narrazione. Attraverso una fiaba i partecipanti, grandi e piccini, hanno potuto rievocare alcuni momenti della passata gloria alessandrina, come in un viaggio a ritroso nel tempo.

Infatti, lungo il tragitto, sono state efffettuate alcune tappe per ricordare luoghi, eventi, personaggi e aneddoti divertenti, grazie anche alla partecipazione degli attori Giulia e Mattia.

A metà percorso i bambini hanno potuto rifocillarsi con lo spuntino offerto dall’associazione celiachia per poi riprendere a pedalare. I ciclisti sono quindi giunti in Cittadella attraversando, primi in città, il ponte Meier; qui i partecipanti, dopo lo spuntino consumato insieme ad alcuni ragazzi del centro Down di Alessandria e servito dal “Cda” degli scout dell’Alessandria 3 hanno potuto scegliere tra i tanti eventi offerti nella giornata.



il testo della fiaba drammatizzata durante il percorso


C’ERA UNA VOLTA …

… una bambina con la sua bicicletta d’oro, una Maino duemila. Erano inseparabili e sempre in giro per le strade di un piccolo paese.

Quando la bambina cadeva dalla bici e si sbucciava le ginocchia, metteva su un po’ di saliva per disinfettare le ferite e risaliva in sella. Alle volte i suoi compagni maschi la portavano a pedalare lungo percorsi avventurosi, fatti di colline da esplorare e ruscelli da guadare e lei tornava a casa, sempre in ritardo, sporca di fango e con i vestiti bagnati; così o le prendeva o si beccava il castigo:    niente giri in bici  per almeno una settimana.

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E in quella settimana si faceva raccontare dalla nonna sempre la stessa storia, quella di una grande città, una città fantastica il cui nome cominciava per “A” e in cui, si diceva, tutti, ma proprio tutti, andavano in bicicletta….persino il medico per curare i malati e il prete, con la veste lunga lunga, per benedire le case. I carabinieri, anziché andare a cavallo, pedalavano a coppie per la città, mentre  i gelati li vendeva un signore su un carretto a pedali. E gli innamorati, oh, gli innamorati andavano tutti sorridenti a zig-zag , scontrandosi spesso con gli altri ciclisti, perché si guardavano negli occhi e non facevano attenzione alla strada. C’era chi suonava il campanello per sorpassare, chi brontolava sui pedali, chi sollevava il cappello per salutare le belle ragazze, chi andava in giro senza mani..E come erano felici!

 

Allora oggi, tutti insieme, faremo un viaggio indietro nel tempo e andremo a ritrovare la città delle bici: Alessandria, questo è  il suo nome. E mi sa che lo avevate già capito…

 

   PISTA

Siamo tornati al maggio del 1891, in sella  ai nostri velocipedi, macchine a due ruote, che ci permettono di viaggiare veloci con la spinta dei piedi, senza cavalli. Sta per iniziare  la prima corsa ciclistica internazionale, che si terrà proprio qui, in questa piazza  dedicata al poeta D’Annunzio.

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Ma come si fa a fare una gara con biciclisti da tutto il mondo  in una piazza?

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Chiudiamo gli occhi e proviamo ad immaginare … Ecco che i  bordi si incurvano e l’asfalto lascia il posto alla rossa terra battuta. Adesso la stele dedicata al mutilato si sta dissolvendo e al suo posto compare una specie di ingresso, che reca una scritta: C.V.A.(circolo velocipedistico alessandrino). 

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Entriamo nel velodromo, per sfrecciare dentro questa casa delle biciclette, lungo la pista ad anello. Prendiamo la rincorsa nei brevi rettilinei  e poi lanciamoci sparati in curva e proviamo a salire  anche su quelle sopraelevate. La pista a cielo aperto è stata costruita nel 1890 e ancora oggi, nonostante non ci sia più, ha lasciato il nome a questo quartiere di Alessandria.

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Proprio nel quartiere della Pista, funzionava la fabbrica del signor Giovanni, che costruiva  le bici Maino. E una Maino grigia sarà la prima bicicletta da corsa di Fausto Coppi. E il grigio delle biciclette Maino darà il colore alle maglie della squadra di calcio dell’Alessandria.

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Adesso è il momento di riaprire gli occhi e riprendere la gara… ops, scusate, la pedalata.

Tutti in sella!

 

    STADIUM MARENGO

Lasciamo adesso la parola ad una donna che ha dedicato la sua vita alla bicicletta:

“Non sono di Alessandria ma venivo a correre in bici qui, dove ora c’è la piscina, insieme al mio amico Costante Girardengo, per far le gare in un piccolo velodromo, lo Stadium Marengo, realizzato, subito dopo la guerra del ’15, da tre alessandrini, che avevano nostalgia della Pista. Non per dire ma anche Costante pedalava su una Maino grigia e non bisogna dimenticare che poco distante da qui c’era un’altra fabbrica di biciclette molto importante: la Cicli Quattrocchio, famosa persino in Argentina! Quindi la bici, ad Alessandria, non solo divertiva ma creava anche lavoro.

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Mi devo scusare con voi: non mi sono presentata!  Mi chiamo Alfonsina Strada, detta “il diavolo in gonnella” e ho cominciato a pedalare all’età di dieci anni, sfidando i ciclisti maschi agli inizi del Novecento, quando donna voleva dire solo due parole: moglie e  madre.  Ai miei tempi le strade non erano asfaltate, le bici pesavano almeno venti chili e il cambio di velocità non esisteva.

Pedalare era una fatica immane, ma non per me! Nel 1924 ho partecipato persino al giro d’Italia. Sono arrivata ultima, ma sono rimasta l’unica donna ad avervi preso parte.”

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E ora: tutti in sella!

 

   VIA RATTAZZI

Ci troviamo davanti ad una delle sedi dell’Unione velocipedistica italiana che poi diventerà la Federazione Italiana Ciclismo. Qui si sono decise le sorti del ciclismo nazionale, si sono organizzate gare quali la Coppa del Re e la Milano-SanRemo, si sono regolamentate corse e squalificati i corridori più agitati, come…

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“Oh, Boia Faus! Ma che agitato e agitato? Ero un   campione, anzi: il campione! Io, Giovanni Gerbi da Asti. “A chi l’è cul là? Al Diau??? “aveva esclamato il Parroco mentre pedalavo come un forsennato nel bel mezzo di una  processione, sfiorando i chierichetti, le madame col Rosario e facendo quasi cadere la portantina con la Madonna. Da allora fui detto il Diavolo Rosso. Ho vinto la Coppa del Re, la Milano-Alessandria, la Corsa Nazionale, la Milano-Firenze, la Roma-Napoli-Roma, la Coppa Savona, il Giro delle Antiche Province, il giro di Lombardia del 1905. Nel giro di Lombardia del 1907 avevo quaranta minuti di vantaggio sugli avversari ma poi... poi quelli dell’UVI di Alessandria mi han dato la squalifica. Maledetti! Cosa c’entravo io se i miei tifosi a un passaggio a livello avevano tirato giù di bicicletta il mio rivale, il ciclista francese che mi stava alle calcagna, e l’avevano trattenuto un poco per offrirgli un tamarindo?”

 

   GIARDINI

Immaginiamo qui una folla di “biciclisti” con in testa  le pagliette a tesa larga per proteggere i volti dal sole: volti di uomini con la giacca corta e la cravatta a farfalla, visi di donne, con indosso scandalosi pantaloni alla zuava al posto delle rassicuranti gonne. E tanti, tanti bambini. Seguiamoli! E vediamo dove si dirigono. Eccoli, sono tutti davanti ad una piccola costruzione in legno, che reca l’insegna del CVA.

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Si tratta della prima sede del Circolo velocipedistico alessandrino, che nel 1890 organizza favolose gite in campagna e ai laghi, anche di due o tre giorni. Sono tutti pronti  per partire con le loro bici, tandem e tricicli. Salutiamoli e lasciamoli pedalare tranquilli. Noi ormai dobbiamo ritornare al XXI secolo! 

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A proposito, sapete oggi chi ha la sede in questi giardini, proprio vicino alla statua equestre?  La FIAB, la federazione italiana amici della bicicletta, ovvero i nipoti del CVA, il circolo velocipedistico alessandrino. E ora: tutti in sella per arrivare al traguardo!

 

 

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