La bicicletta è il perfetto traduttore per accordare l'energia metabolica dell'uomo all'impedenza della locomozione. Munito di questo strumento, l'uomo supera in efficienza non solo qualunque macchina, ma anche tutti gli altri animali (Ivan Ilich).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

19/05/2016

FAR FINTA DI...

Mi è capitato durante un viaggio in diverse città europee di assistere normalmente a eventi che mi son sembrati avere del miracoloso.

 

Automobilisti che si fermano quando stai per attraversare la strada, che rispettano i limiti di velocità e che ti seguono pazientemente se sei in bicicletta, superandoti solo quando possono farlo in assoluta sicurezza; parcheggi pieni di biciclette davanti alle scuole, ai supermercati e alle stazioni; disabili che sfrecciano su velocipedi lungo piste ciclabili che ti accompagnano dovunque lungo le strade principali, senza scomparire improvvisamente nei punti di maggior pericolo; ampie zone con limite di velocità di 30 km/h; giardini e zone alberate curati e accoglienti; estese zone commerciali interdette alle automobili; argini fluviali ciclabili utilizzati per il tempo libero da centinaia di persone di tutte le età.

 

Un piccolo dettaglio, sicuramente non fondamentale ma comunque emblematico, mi riporta invece alla realtà alessandrina: abituatomi a farlo durante il viaggio, ho premuto all'incrocio il bottone dell'attraversamento pedonale: nulla. Ho riprovato diverse volte e, come peraltro immaginavo, non è successo nulla.

 

A cosa servono dunque questi simpatici pulsanti collocati sui rassicuranti semafori agli incroci della nostra ridente cittadina?

Sicuramente non per facilitare l'attraversamento pedonale.

Nella loro stupida inutilità ci ricordano, in modo discreto ma costante, che siamo in Italia, ad Alessandria.

 

E che quindi è illusorio pensare che i pulsanti siano installati perché funzionino; o che la segnaletica sia posizionata perché segnali; o che le piste ciclabili siano realizzate perché i cittadini possano muoversi in sicurezza.

 

No, qui la normalità è far finta.

La normalità è subire la prepotenza di chi fa la voce più grossa, l'irresponsabile incompetenza di chi decide per te, la latitanza di chi dovrebbe garantire il rispetto delle regole.

La normalità è rischiare la vita - e a volte anche rimettercela - perché la città è una giungla, e chi è deputato alla salvaguardia della tua salute o della tua sicurezza ha altri interessi da curare.

La normalità è farsi i fatti propri, aspettando il favore: dell'amico influente, del conoscente introdotto, dell'automobilista gentile, che si ferma, concedendoti di attraversagli la strada senza sbuffare.

Si; a patto però, che tu ti dia una mossa; ché la strada è p-r-i-o-r-i-t-a-r-i-a-m-e-n-t-e delle automobili.

 

claudio pasero

associazione FIAB gliamicidellebici

 

(lettera inviata ai media il 6/8/07 tuttora valida)

 

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