La bicicletta è il perfetto traduttore per accordare l'energia metabolica dell'uomo all'impedenza della locomozione. Munito di questo strumento, l'uomo supera in efficienza non solo qualunque macchina, ma anche tutti gli altri animali (Ivan Ilich).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

14/03/2021

ALESSANDRIA MOBILITA' INSOSTENIBILE


dall'archivio di FIAB Alessandria, quattro racconti di ordinaria quotidianità (febbraio 2010)


LOGICHE CONTORTE


 Vorrei costituirmi per quei dieci metri contro mano che percorro in via Guasco tutti i giorni.

Da piazza della Libertà dove lavoro dovrei andare a casa che è in Via Santa Maria di Castello.

Secondo le logiche contorte di questa città dovrei prendere Via Mazzini, arrivare fino in fondo alla circonvallazione, girare a sinistra sulla pista ciclabile di spalto rovereto - costantemente occupata da autoveicoli - e finalmente arrivare nella via suddetta.

Ci sarebbe un percorso molto più diretto ma ha quell'inconveniente, quel tratto in contromano di via Guasco tra Piazza della Libertà a Via Chenna.

Sono solo dieci metri, forse al massimo venti, ma capisco che la mia colpa è grande.

Come espiazione proporrei di compilare un file excel con tutti i miei orari di uscita dal lavoro e di consegnarlo all'Ufficio Vigili, poi penso che parte dell'introito delle multe dovrebbe essere usato per migliorare la mobilità sostenibile della città, vedo i risultati, e allora allegramente me ne fotto.

Gigi

 

 

L’OTTIMISMO DEL CICLISTA

 

E anche oggi sono arrivata viva in Stazione, pedalando nel traffico caotico e indisciplinato di quella che fu la “città delle biciclette”.  L’eroica impresa, tuttavia, non finisce così! Una nuova tappa del “percorso avventura” mi attende: il parcheggio del mezzo.

Nei pressi dei locali delle “Poste-ferrovie” ammiccano, ai possessori di bici e motorini,  cartelli di benvenuto a nome della Unità di Produzione Alessandrina (?) che , indicando due rastrelliere coperte da tettoia, mi fanno pensare di essere giunta alla fine della vicenda…

Purtroppo, la prima rastrelliera, dichiarata inagibile da un foglietto posticcio, è stata messa in un angolo e sotto la tettoia vengono ricoverati furgoni, auto della Posta e non.

Gli stessi veicoli, sovente, “accerchiano” l’altra postazione costringendo l’ostinato ciclista a manovre atletiche alquanto “bizzarre” per tentare di entrare  nel sospirato luogo. Qualora, con ammirevole perseveranza e scacciando con forza la tentazione di abbandonare la bici a caso nel piazzale davanti alla Stazione,  , si riesca nell’impresa, la sensazione di sconforto è totale.

Sporcizia e incuria, vetri e cadaveri di animali, tengono compagnia alle povere biciclette.

L’esito dell’ultima tappa del mio “percorso avventura” è legato al destino : evitare forature alle ruote e sperare che, in mia assenza, qualche “buontempone” non depositi cartacce o pacchetti di sigarette nel cestino-portapacchi, anziché negli appositi contenitori per rifiuti.

Ma veniamo all’ottimismo: il 17 settembre dello scorso anno, durante una ricognizione ufficiale in bicicletta, gli Amministratori comunali, resi consapevoli di tale situazione indecorosa, si sono impegnati per prendere contatti con i responsabili delle Ferrovie al fine di individuare una sistemazione dignitosa per le bici dei pendolari che scelgono di non usare l’auto per spostarsi in città. 

Attendo fiduciosa.

Daniela

 

 

IN BICI AL LAVORO: UNO SPORT ESTREMO

 

Io abito al Cristo, e lavoro in piazza della Libertà. Ogni mattina percorro via Campi, giro a destra allo stop e rischio di schiantarmi contro le auto parcheggiate davanti al giornalaio; arrivata in prossimità del sottopasso, scendo dalla bici e attraverso sulle strisce; sollevo la bici per superare il gradino del marciapiede e percorro il sottopasso pedonale; costeggio piazza mentana sul marciapiede e mi immetto nel traffico di corso xx settembre;passo davanti all'univesità approfittando della corsia dei bus, percorro via cavour e, dopo un breve tratto in senso contrario, arrivo al lavoro.
Risultato: sono uscita di casa con la bici ma ho dovuto:
- percorrere un tratto a piedi
- un tratto sul marciapiede
- un tratto sulla corsia riservata ai bus
- un tratto contromano
- il restante in mezzo alle auto, rischiando la vita.
Morale: non sapevo che usare la bici ad Alessandria fosse diventato uno sport estremo! A questo punto non ci rimane che... cercare uno sponsor e partecipare a un reality!
Cristina

 

 

CONTROMANO REO CONFESSO

 

Ebbene si, confesso: sono anch'io uno dei tanti ciclisti - così odiati e maledetti da molti automobilisti - che percorrono contromano i sensi unici delle strade alessandrine; lo confesso, ma non ne sono per nulla pentito: non avendo a disposizione un percorso protetto e specifico per le biciclette che garantisca minimamente la mia incolumità, non posso regolarmi come se fossi su un'automobile, ma mi arrangio come posso, e costruisco di volta in volta un mio percorso al di fuori di regole che non tengono conto della mia presenza sulla strada, costretto ad autoregolarmi come tutti quelli che si muovono in città utilizzando i propri arti, sia a piedi che sulla carrozzella, sia sui pattini a rotelle che in bicicletta. 

La logica degli spostamenti di chi si muove muovendosi, non coincide con l'ordinamento automobilocentrico  che la nostra città si è data e che ostinatamente non vuole minimamente scalfire; il percorso da A a B non sempre può obiettivamente tener conto di tutti i vincoli imposti alle automobili: per ragioni di tempo, di sicurezza, di energia, di salute: lo sanno bene e lo reputano ovvio tutti coloro che usano la bicicletta per spostarsi in Alessandria, costretti a scomode deviazioni e incentivati alla violazione dell’ordinamento stradale. 

Ed è a partire da tali esigenze che la città dovrebbe prioritariamente organizzarsi; innanzitutto perché è misurando i diritti di tutti su quelli dei più deboli che si realizza una vera democrazia; in secondo luogo aprire nei due sensi al traffico ciclistico le strade della città (basterebbe un pannello integrativo "escluso biciclette" sui cartelli di senso unico e di divieto di accesso) garantirebbe un elevato grado di sicurezza dal momento che ciclisti e automobilisti, muovendosi l’uno verso l’altro, sarebbero in grado di individuarsi reciprocamente già a distanza. Infine perché la nostra città è malata: e favorire l'uso della bicicletta disincentivando quello dell'automobile contribuirebbe in buona parte a risanarla.

Claudio

 
 
 
 

 

 

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