Lo scorso settembre, in corrispondenza della Settimana Europea della Mobilità, abbiamo promosso una petizione pubblica, indirizzata al Sindaco, al Presidente della Provincia e al Presidente della Regione, per richiedere interventi puntuali e a basso costo per mitigare i rischi che i cittadini che usano la bicicletta corrono sulle strade di accesso alla città di Alessandria, mancando su tutte le stesse quelle infrastrutture dedicate che sarebbero indispensabili per garantire la sicurezza a tutti gli utenti della strada.
Il caso forse più plateale, per il quale da anni ci sono pubbliche manifestazioni, petizioni e prese di posizione, è quello della SR 10 per Marengo, ma anche tutti gli altri accessi, da sud, da nord e da ovest sono molto pericolosi.
Martedì 12/11 abbiamo consegnato al Sindaco le 600 firme raccolte in circa un mese. (il Presidente della Provincia a cui abbiamo chiesto un analogo incontro per ora non ci ha risposto)
Il Sindaco ha ascoltato con disponibilità le motivazioni della nostra petizione, ne ha condiviso le motivazioni e anche se non abbiamo avuto risposte concrete l'incontro è stato positivo.
Avendo come faro il comma 1 dell'art.1 del Codice della Strada (La sicurezza delle persone, nella circolazione stradale, rientra tra le finalità primarie di ordine sociale ed economico perseguite dallo Stato) abbiamo chiesto che, in attesa che vengano realizzate quelle infrastrutture di separazione del traffico che sarebbero lindispensabili per garantire vera sicurezza a tutti gli utenti della strada, vengano istituiti sui tratti più pericolosi limiti di velocità più restrittivi e installate contestualmente appparecchiature di controllo e dissuasione.
Riteniamo infatti che per "perseguire gli obiettivi di ridurre i costi economici, sociali ed ambientali derivanti dal traffico veicolare, di migliorare il livello di qualità della vita dei cittadini (...) di migliorare la fluidità della circolazione, di promuovere l'uso dei velocipedi" (comma 2 art 1 CdS) siano prioritarie le misure di "sicurezza attiva" ovvero le politiche attive per la riduzione dell’incidentalità; ovvero tutte le misure di prevenzione (segnaletica, separazione fisica, controllo delle infrazioni) nonché i provvedimenti di riorganizzazione dello spazio stradale affinché il rischio sia minimizzato.
La "sicurezza passiva" - ovvero l’autoprotezione del ciclista e del pedone - è sicuramente fondamentale, ma va intesa quale completamento della precedente, e non come alibi per "scaricare" sui ciclisti e sull'utenza vulnerabile l'onere della sicurezza, considerato che l'insicurezza delle strade costituisce oggettivamente il fattore determinante della maggior parte degli incidenti e il principale limite allo sviluppo dell'uso della bicicletta.
Nella mappa i tratti più a rischio per i quali chiediamo interventi di moderazione della velocità